Atelier des Giullemites, 3 rue des Guillemites, Parigi
Venerdì 22 giugno ore 12
Hypnomnemata
un'installazione di Domenico Mennillo per Archivio J.M. Ribot
Domenica 24 giugno ore 20
Due Distici #2
una performance di Domenico Mennillo in collaborazione con Archivio J.M. Ribot
Gli Hypomnemata costituivano (per i Greci) una memoria delle cose lette, udite o pensate…La cosa che mi sembra più rimarchevole è che questi registri, gli Hypomnemata, sono stati usati immediatamente per la costituzione permanente con se stessi…Si trattava di trasformare la propria vita in un oggetto che fosse disponibile per una forma di sapere, per una tècne, per un’arte…per un’idea del sé che doveva essere creato come un’opera d’arte
Michel Foucault, Sulla genealogia dell’etica,
intervista a cura di Hubert L. Dreyfus e Paul Rabinow, Berkley, aprile 1983.
Esiste in natura uno spazio per una memoria mai esistita e soltanto sognata e desiderata?
Oltre all’oblio che seleziona e cancella indiscriminatamente ciò che si ricorda e ciò che si dimentica, è possibile selezionare i frammenti di vite possibili, le visioni soltanto intercettate, quelle più sfocate, quelle a cui non si vorrebbe mai rinunciare e che in fondo non ci hanno mai appartenuto del tutto?
Il lavoro dell’Archivio J.M. Ribot si installa in quella tradizione occidentale (mai codificata) legata a temporalità lente, scrupolose e inafferrabili, ispirate al gusto e al piacere dell’invenzione lirica, da cui deriva anche lo 'slowly handmade in Italy' che accompagna i biglietti in carta che l’Archivio applica ad ogni sua creazione; ponendo il frammento come punto di partenza di ogni lavoro, l’Archivio presta ascolto a tutte le storie e le visioni già esistite, ma che possono però entrare in un nuovo abito e prendere così una nuova vita, grazie ad un rigoroso e impercettibile “assemblage” di materie, colori e linee preesistenti.
L’abito diviene così unità inedita e irripetibile, passando però dal frammento-intuizione del già esistente, dalla potenza di una storia precedente, divenendo presente-futuro di altre possibilità vitali, ribaltando così il concetto classico occidentale di unità che nel frammento vede soltanto dispersione e disomogeneità.
Da Baudelaire in poi invece (e qui ci si lega alla tradizione occidentale di cui si accennava sopra) il frammento diviene l’unico indizio da seguire ossessivamente per investigare la propria intimità a contatto con i simboli e le visioni che la città e la natura dipana in questa vita e la lentezza (ovvero una pigrizia ben riuscita, come direbbe Foucault) diviene l’unico alleato per la propria indagine creativa nella miriade di possibilità a nostra disposizione.
Allora, forse, una memoria sognata, il desiderio di assemblare vite (im)possibili, diviene l’unico e agognato desiderio per sfuggire dalle maglie del prevedibile e del già visto, della ripetitività senza differenza.
Hypnomnemata (neologismo legato alle parole sogno-hypno e memoria-mneme), l’installazione di Domenico Mennillo legata al lavoro e alla poetica dell’Archivio J.M. Ribot, è un omaggio a questo poetica di lavoro e al tempo stesso un tentativo di ampliare questo discorso unendo l’arte e la creatività artigiana in uno spazio della meraviglia ad oltranza, una piccola wunderkammer-atelier fatta dei capi dell’Archivio J.M. Ribot in osmosi con le piccole collezioni “da sogno” di registri-taccuini-cahier otto-novecenteschi (gli Hypomnemata moderni, volendo seguire le suggestioni lanciate da Foucault nei suoi scritti, ma qui ribaltati come Hypnomnemata, ovvero dei registri-memoria da sogno) collezionati negli anni da Mennillo, reperiti nel luoghi più disparati fra la Francia e l’Italia e messi in nuova vita tramite archiviazioni e collocazioni inedite e liriche.
Questa ricerca del già vissuto e accantonato o dimenticato è l’aspetto che lega in maniera forte il lavoro di Mennillo e dell’Archivio J.M. Ribot; sapere che nei dispositivi del passato giacciano ancora potenzialità inespresse o poco utilizzate è l’approdo comune che queste due esperienze creative hanno maturato per portare avanti il proprio lavoro, puntando sull’esperimento e sulle alleanze che volta per volta, imprevedibilmente, si creano nell’intricata e incantevole “foresta di simboli e visioni” delle proprie vite.
al centro invece vetrina esterna dell'Atelier des Giullemites di Parigi, zona Marais.