Installazione-expo
WLK
Bruno come l’inchiostro, bianco come le pagine, canapa come le tuniche, marrone come il cuoio, cremisi come la copertina di un libro d’artista…: un rigoroso pendant cromatico, un sorprendente camouflage, dentro le striature di un tempo immemorabile. Il colore è materia sensibile analizzata per variazioni cromatiche; il transito e l’intreccio del colore rosso-arancio, in un ritmo dettato dai dispositivi meccanici di proiezione, rivelano dei particolari motivi figurativi, dei ricordi d’infanzia trasformati in un poema di fotogrammi e diapositive. E poi gli odori agri, pungenti, intensi, aguzzi, che fanno da preambolo al segno: lo spaesamento coglie il visitatore sin dall’ingresso, sede di un non luogo sospeso dove austeri banchi di scuola e una cattedra sembrano appartenere a un tempo narrato in modo aneddotico, mai imitato ma piuttosto significato. Da una parte l’incerto magma delle nostre sensazioni, delle nostre emozioni, dall’altra le parole, i suoni e i colori. Dall’incontro dei primi con i secondi, dal loro adeguarsi o dal loro non adeguarsi, dal loro conflitto e dalle loro inter-reazioni, deriva una risultante attraverso la quale l’uomo si definisce con un linguaggio, irreducibile compromesso fra l’innominabile e il nominato, l’informe e il formulato.
Vagando all’interno della WLK di Domenico Mennillo, si è pervasi da una esigente curiosità: quella di un presente che si stratifica in un processo di costante contaminazione con il passato in cui i dispositivi raccontano l’estetica della sparizione e del recupero, la stratificazione dell’abitare, i segni di cui l’uomo è parte che appaiono come fotogrammi. WLK chiude il cerchio: dopo l’esplorazione dei due poli, Automate Spirituel e L’Atlante della Fertilità, è il momento della sintesi, sublimata attraverso sottili idealizzazioni e inclusioni; un avventuroso diario dello sguardo, che mostra evidenti assonanze con certe intuizioni elaborate da Benjamin, Warburg, Duchamp. Un lavoro che sottintende un intento costruttivo ed estetico, statico e dinamico insieme, decisamente architettonico - dato imprescindibile per capire le strutture della poetica dell’artista - e della sua rispondenza a una forma di pensiero la cui mise en scene percorre lo spazio, lo misura, secondo prospettive e percorsi inusitati, proiettando il pubblico in un'esperienza della differenza, pur all'interno di un universo solido, misurabile, che non subisce alterazioni. È la qualità percettiva del fruitore, invece, a cambiare. E siamo proprio noi che, percorrendo le sale, attiviamo una sorta di azione collettiva che definisce e stratifica un ambiente dove oggetti, fotografie, libri, frammenti musicali e arti performative avvolgono gli spazi architettonici per instillare un caleidoscopio di emozioni; una visione enciclopedica, fatta da una miriade di segnali riuniti in vari segmenti tematici, trasformata in un complesso gioco criptico: tessere temporali e memorie scritte, rintracciate nei mercatini dell’usato, negli archivi di famiglia e negli armadi chiusi da anni. |
Ogni capitolo di questo taccuino critico si fonda sul medesimo stratagemma: Mennillo, infatti, sceglie una storia e per leggerla imbocca porte di accesso imprevedibili, disegnando il graduale comporsi di uno spazio per pensare (il riferimento al concetto warburghiano di Denkraum è evidente).
Dapprima, ci imbattiamo nell’Archive de la Mélancolie Italienne, fatta da confessioni mimetiche e divagazioni programmatiche; la sensazione che accompagna la lettura dei racconti è quella di una intransigente perdita del centro: siamo invitati ad abbandonarci a sconfinamenti, a flâneries, a sequenze di scene in movimento, che ci conducono attraverso paesaggi e pratiche che traggono forza proprio da omogeneità discontinua, da affioramenti improvvisi. Ci troviamo, poi, fra gli objets rares dei mirabilia/mi(se)rabilia/artificilia, esiti di un incontro irripetibile con la memoria. Salvaguardando la linearità del discorso, si preordina una varietà indocile e incomunicabile che transita compiendo incursioni in territori disuguali: un lungo inventario nel corso del quale l’occhio deve percorrere l’intera superficie, alla scoperta degli elementi che vi sono raccolti e che compongono le visioni. L’equilibrio e i rapporti di colore tra queste forme, di una raffinatezza estrema, si rifugiano deliberatamente in un estetismo di rivisitazione, prendendo conoscenza di sé e di una prima esplorazione della realtà. In Locus Solus #1.4, le variabili divagazioni ispirate al transito musicale registrano una ricca staffetta di interessi destati e abbandonati che indugiano su episodi minimi. Barlumi in cui esperienze poco contigue sono poste sul medesimo piano e si illuminano reciprocamente in un gioco di rinvii. Di qui l'accesso a m.d. autobiografia, un inesausto tentativo di ri-esperire colloqui visionari col proprio passato, dove svelare nessi tra universi lontani; collegare ciò che tendiamo a frammentare, a mettere in connessione fenomeni eterogenei. E per leggerli, si imboccano porte di accesso imprevedibili da cui ricomporre il graduale ordine di una costellazione di concetti, grazie a una prosa ritmica, spesso nel giro di poche frasi, la ricostruzione di una possibile storia sottesa. WLK è l’imperiosa necessità di un nuovo look mentale e artistico, consapevole e responsabile, resistente e non remissiva Raffaella Morra e Loredana Troise |
WLK Wunder_Litterature_Kammer
una mostra di Domenico Mennillo
a cura di Raffaella Morra e Loredana Troise installazioni, collage, disegni, fotografie Domenico Mennillo realizzazione scenotecnica Rosaria Castiglione sonorizzazione macchine analogiche Nino Bruno coordinamento generale Peppe Morra Teresa Carnevale collaborazioni Cinzia Infantino, Claudio Catanese, Andrea Marino, Luca Di Bernardo documentazione fotografica Gianfranco Irlanda, Hermes Lacatena, Biagio Ippolito documentazione video Andrea De Cunzo col sostegno di Fondazione Morra, E-M Arts, lunGrabbe con il patrocinio di Regione Campania, Museo MADRE, Centro Studi Post Coloniali e di Genere dell’Università l’Orientale, Accademia di Belli Arti di Napoli, Goethe Institut in collaborazione con APOREMA onlus, Ass. Amici della Biblioteca dei Girolamini, Marasma Studio, Liceo Statale Margherita di Savoia Napoli, Biblioteca del Museo Nitsch, dal 10 dicembre 2015 al 22 gennaio 2016. |
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WLK_1 Lunga conferenza da Napoli ( prima performance)
Ubicata nel lungo corridoio (da qui il “lunga” della prima stanza) che conduce alla Biblioteca del Museo, questa prima stanza-spazio viene riconvertita in un’aula-classe con banchetti, sedie e scrivanie, sede di una delle due performance previste per l’inaugurazione della mostra. La performance è il risultato finale di un work shop realizzato al Museo Nitsch, in collaborazione con la cattedra di estetica diretto dalla prof. Dario Giugliano presso l’Accademia di Belli Arti di Napoli.
WLK_2 Archive de la Mélancolie Italienne
La stanza è composta da diverse sezioni di documenti cartacei e fotografici provenienti soprattutto dal sud Italia (in particolar modo da Napoli) in un periodo temporale tra fine ottocento e metà novecento; i documenti esposti sono epistolari, fotografie e lastre fotografiche, manoscritti in versi e in prosa, appunti filosofici, diari privati, cahiers.
I materiali sono esposti con luci soffuse che quasi non permettono la visione totale dei documenti; tutti i materiali presenti sono stati prelevati e selezionati da Domenico Mennillo in mercatini delle pulci o ritrovati in situazioni di completo abbandono e degrado.
Ad inizio stanza è presente un lavoro-omaggio a Walter Benjamin e al suo manoscritto PASSAGEN-WERK, una particolare rilettura dei simboli colorati con pastello che Benjamin colloca accanto alla scrittura manoscritta del suo lavoro dedicato a Parigi e alle sue strutture in ferro e in vetro, i PASSAGEN-WERK.
I materiali sono esposti con luci soffuse che quasi non permettono la visione totale dei documenti; tutti i materiali presenti sono stati prelevati e selezionati da Domenico Mennillo in mercatini delle pulci o ritrovati in situazioni di completo abbandono e degrado.
Ad inizio stanza è presente un lavoro-omaggio a Walter Benjamin e al suo manoscritto PASSAGEN-WERK, una particolare rilettura dei simboli colorati con pastello che Benjamin colloca accanto alla scrittura manoscritta del suo lavoro dedicato a Parigi e alle sue strutture in ferro e in vetro, i PASSAGEN-WERK.
WLK_3 mirabilia/mi(se)rabilia/artificialia
Ricalcando parte della strutturazione classica delle wunderkammer (mirabilia, artificilia), questa stanza presenta oggetti, rinvenimenti e lavori verbovisivi di Domenico Mennillo, quest’ultimi legati essenzialmente ad interessi nati attorno allo studio delle procedure-pratiche (collage e détournement in maniera particolare) delle avanguardie artistiche novecentesche; in queste due stanze (WLK_3 e WLK_4) , l’una contigua e comunicante con l’altra, viene dato spazio, fra gli scaffali con vetrine della biblioteca, a singoli oggetti in dialogo con i libri presenti. Nelle due stanze sono presenti anche alcune riletture, in forma installativa, di alcuni lavori poco noti di Marcel Duchamp, appunti, schizzi, progetti, per lo più mai realizzati.
WLK_4 mirabilia/mi(se)rabilia/artificialia
WLK_5 Locus Solus 1.4
Stanza di passaggio e di raccordo con altri spazi architettonici della Biblioteca del Museo, Locus Solus #4 (esplicito omaggio al testo omonimo di Raymond Roussel) è lo spazio ove è situato un registratore Revox per nastri magnetici che alimenta tre casse acustiche (una per ogni singola Stanza della Biblioteca) che danno vita all’installazione sonora del compositore napoletano Nino Bruno che da alcuni anni collabora con Mennillo ad un progetto di ricerca artistica (prima collaborazione nel 2011 con l’installazione lirico-sonora Atlante, seconda tappa dell’Abrégé d’Histoire Figurative, nelle settecentesche stanze di Palazzo Bagnara di Napoli) attorno alle potenzialità delle “macchine desuete”, macchine accantonate dall’industria di settore per altri supporti economicamente più remunerativi.
L’installazione è composta da tre singoli voci che riproducono tre diversi brani (per tre diverse stanze della Bibiloteca) per organo Farfisa, brani che ascoltati insieme danno vita ad un quarto brano ( #1.4 presente accanto al titolo dell’installazione), per il quale i tre singoli brani suonano simultaneamente, anche se in diversi spazi.
L’installazione è composta da tre singoli voci che riproducono tre diversi brani (per tre diverse stanze della Bibiloteca) per organo Farfisa, brani che ascoltati insieme danno vita ad un quarto brano ( #1.4 presente accanto al titolo dell’installazione), per il quale i tre singoli brani suonano simultaneamente, anche se in diversi spazi.
WLK_6 m.d. autobiografia
Questa terza stanza è composta da materiali provenienti dalla casa del nonno dell’artista Mennillo Domenico.
I materiali di questa stanza sono composti da 18 libri contabili di inizio novecento (libri contabili di Domenico Mennillo senior ), ai muri della stanza invece sono presenti decine di camicie da notte in canapa (appartenute alla nonna della moglie di Domenico Mennillo senior), tessuto che era tradizionale delle zone a nord est di Napoli.
A partire dai materiali presenti e allo loro installazione nello spazio, sulla scia delle dinamiche della prima performance, alcuni performer (legati al work shop realizzato al Museo Nitsch, in collaborazione con la cattedra di Pedagogia della Comunicazione diretto dalla prof.ssa Maria D’Ambrosio presso l’Università Suor Orsola Benincasa e organizzato da APOREMA onlus), interagiscono fra loro e con gli oggetti, tramite dinamiche che ricordano quelle di un laboratorio scientifico, altro spazio del “sapere” assieme alle classi, le aule e i musei, erede della visioni e dei metodi delle wunderkammer barocche.
I materiali di questa stanza sono composti da 18 libri contabili di inizio novecento (libri contabili di Domenico Mennillo senior ), ai muri della stanza invece sono presenti decine di camicie da notte in canapa (appartenute alla nonna della moglie di Domenico Mennillo senior), tessuto che era tradizionale delle zone a nord est di Napoli.
A partire dai materiali presenti e allo loro installazione nello spazio, sulla scia delle dinamiche della prima performance, alcuni performer (legati al work shop realizzato al Museo Nitsch, in collaborazione con la cattedra di Pedagogia della Comunicazione diretto dalla prof.ssa Maria D’Ambrosio presso l’Università Suor Orsola Benincasa e organizzato da APOREMA onlus), interagiscono fra loro e con gli oggetti, tramite dinamiche che ricordano quelle di un laboratorio scientifico, altro spazio del “sapere” assieme alle classi, le aule e i musei, erede della visioni e dei metodi delle wunderkammer barocche.
WLK_7 Dispositivo per il funzionamento del rosso nella pellicola Super 8
La settima stanza del percorso della WLK è legata per architettura e tematica alla successiva, l’ottava e ultima stanza; le due stanze sono comunicanti l’una con l’altra e prevedono entrambe due diverse tipologie di proiezione, autonome l’una dall’altra ma legate anch’esse (come l’installazione sonora Locus Solus #4) alla poetica delle “macchine desuete”; nella settima stanza i visitatori assistono alla proiezione del film “Dispositivo per il recupero del colore rosso nella pellicola Super 8”, breve filmato trasmesso in modalità loop e girato in pellicola Super 8, attorno le potenzialità espressive del colore rosso nella pellicola Super 8, pellicola adoperata principalmente, durante il suo breve periodo di distribuzione e produzione negli anni settanta e ottanta, come il supporto privilegiato dalle famiglie per ludi domestici legati a matrimoni, comunioni, compleanni, vacanze e ricorrenze.
WLK_8 Dispositivo per il funzionamento dell’arancio nella pellicola per diapositiva
Nell’ultima stanza invece avviene la proiezione delle diapositive incentrate sulla valorizzazione-recupero del colore arancio nella pellicola per diapositiva, anch’essa praticamente fuori dai grandi giri di distribuzione del mercato fotografico. Sia la settima che l’ottava stanza fanno riferimento nel loro titolo al concetto di “dispositivo”, reso celebre negli anni settanta dalle analisi filosofiche di Michel Foucault attorno le strategie e le maglie che i poteri costituiti volta per volta producono per esprimere le loro forze sulle strutture sociali.