Atlante della Fertilità
Installazione-Expò
All’uomo artista […] in modo tutto particolare, viene in soccorso la memoria, sia quella della personalità collettiva, sia quella dell’individuo: non senza creare un accrescimento di spazio del pensiero, rafforzando, ai poli-limite del comportamento psichico, la tendenza alla quieta contemplazione o all’abbandono orgiastico. Essa fa un uso mnemonico del patrimonio ereditario inalienabile. Nell’opera d’arte interviene tutto il furore della personalità…”
(Aby Warburg, Introduzione all’Atlante di Mnemosyne, 1929)
(Aby Warburg, Introduzione all’Atlante di Mnemosyne, 1929)
Il progetto installativo-espositivo Atlante della Fertilità di Domenico Mennillo, nasce da quella raffinata suggestione filosofica che inquadra lo spazio del pensiero configurato come in un intervallo di oscillazione fra vissuto e memoria, fra reale e ansia immaginifica, fra risonanze culturali e percorsi autonomi. Se il punto di riferimento privilegiato è l’Atlante della Memoria di Warburg, il lavoro di Mennillo si presenta come una narrazione che ha saputo emanciparsi e attraversare meditazione sedimentata, riscrittura, recuperi e sviluppi altri altrove. L’Atlante della Fertilità è un racconto che, aprendosi in campi di indagine su risonanze culturali plurime, realizza una mappatura di costanti mnestiche personali, ancora lontana dal considerarsi conclusa, tutt’ora in perenne e feconda creazione.
Il percorso espositivo si articola scandito secondo tre ambienti, ognuno attraversato da particolari incanti, da specifica illuminazione, tenue, teatrale, diretta. La prima sala si ispira all’Addiition de la troisième édition des Fleures du Mal di Charles Baudelaire. Su due scrittoi speculari e profumati d’ambra è suddiviso un libro oggetto espanso con alcune poesie del poeta francese, tradotte da Mennillo, fra quelle aggiunte alla terza edizione de I fiori del Male. Alle pareti, disegni su carta, influenzati dalle incisioni che Giordano Bruno impiegava per chiarire i suoi lavori filosofici, illustrano e ampliano i testi baudelairiani. Sul pavimento della stanza è un fitto tappeto di foglie autunnali, sulle quali, di tanto in tanto, figurano iscrizioni dorate che rievocano il poema narrato dall’artista.
|
La seconda sala è una “biblioteca infinita o biblioteca dell’infinito”, che rievoca concettualmente quella presente al Warburg Institute di Amburgo. Collages alle pareti mostrano le escursioni newyorkesi dell’artista lungo le tracce dello stile vittoriano “fittizio” ancora percepibile fra i grattacieli della capitale. Di fronte a questi lavori compaiono quattro sezioni di piccole fotografie connesse a una ideale toponomastica di colori e motivi relativi alle città presenti negli scatti: Napoli, Parigi, New-York, Coney Island. Al centro dello spazio, composizioni di petali di fiori disposti su due vetrine chiudono un racconto fatto anche di lievi accordi naturalistici.
Il terzo e ultimo spazio affida la conclusione alle sonorità e al video. Si tratta di un progetto realizzato dall’artista in collaborazione con il compositore e musicista Nino Bruno. L’installazione - sonorizzazione di parte del poema inedito Atlante della Fertilità, è realizzata con proiettori in super 8 e macchine analogiche degli anni settanta con le quali Bruno sonorizzerà parole e immagini. Le curatrici Raffaella Morra e Loredana Troise |
Atlante della Fertilità
|
|